martedì 22 gennaio 2008

Finalmente Licenze Wi-Max

Il ministero delle Comunicazioni ha ricevuto 29 offerte per l'asta relativa all'assegnazione in Italia delle 35 licenze per le frequenze Wi-Max (Worldwide Interoperability for Microwave Access), la rete di telecomunicazioni a banda larga e senza fili. Il calendario prevede, nei prossimi giorni, l'apertura e l'esame delle buste, per poi passare alla fase dell'asta competitiva per l'assegnazione dei vari lotti che sarà gestita dal ministero delle Comunicazioni. Il prossimo passaggio della procedura sarà così l'apertura delle buste, in programma per il 30 gennaio.

Così dopo mesi di "rumors" e di discussioni sul tema del WiMax, i grandi player del mercato si sono attivati: tra le offerte presentate ci sono infatti quelle di Telecom Italia, Wind e Fastweb. A inizio dicembre erano state 48 le aziende che avevano manifestato il loro interesse, e che sono poi state selezionate dal ministero delle Comunicazioni.

L´ultima delle grandi aziende a presentare l'offerta economica è stata la Wind, mentre fin dalla prima fase della gara, erano risultati assenti gli altri due importanti operatori: H3g e Vodafone. Le licenze in gara sono 35 e hanno la durata di 15 anni. Ce ne sono 14 nelle 7 macro-aree in cui è stato suddiviso il paese (2 per ciascuna macro-area: Lombardia-Bolzano-Trento; Valle d'Aosta-Piemonte-Liguria-Toscana; Friuli Venezia Giulia-Veneto-Emilia Romagna-Marche; Umbria-Lazio-Abruzzo-Molise; Campania-Puglia-Basilicata-Calabria; Sicilia; Sardegna) con la condizione che ad uno stesso soggetto possa essere assegnato un solo diritto d'uso per macroregione.

A livello teorico è possibile che un operatore che faccia domanda per tutte le macro-aree riesca ad aggiudicarsele tutte, creando un network nazionale. Le altre 21 licenze sono invece a dimensione regionale e verranno «prioritariamente riservate a concorrenti che non dispongono già di licenze Umts».


Torna il sereno in Sicilia

Due ore di confronto «sereno». Tanto è servito a Paolo Fiorentino, deputy ceo di UniCredit, e Salvatore Mancuso, presidente del Banco di Sicilia, per chiudere lo scontro sul Bds. Due ore che hanno permesso di mettere a punto l'accordo che ha ridisegnato il nuovo assetto di vertice del Banco ma, come recita una nota di Piazza Cordusio, «nel rispetto della valorizzazione delle risorse locali».

Le novità interne al board dell'istituto siciliano verranno definitivamente approvate in occasione del consiglio di amministrazione del Bds convocato per domani, mercoledì 23 gennaio, dopo che oggi il cda di UniCredit ne avrà preso atto. L'intesa prevede che il consiglio del Banco recepisca le dimissioni dell'amministratore delegato Beniamino Anselmi, e quindi coopti Roberto Bertola nel board come nuovo a.d.. Mancuso, ritenendo conclusa la propria missione, ha quindi messo a disposizione il mandato con circa due mesi di anticipo rispetto alla scadenza naturale, il prossimo 31 marzo. La carica di presidente verrà assunta da Roberto Nicastro, deputy ceo di UniCredit e già vicepresidente del Banco di Sicilia.

Quanto a Giuseppe Lopes, nominato da Mancuso direttore generale del Bds nel cda del 9 gennaio scorso, darà le dimissioni per diventare direttore generale di Uca, una delle società di UniCredit della divisione retail che si occupa di distribuire prodotti assicurativi. Il nuovo direttore generale del Banco, invece, non è stato ancora individuato ma verrà selezionato tra le professionalità del Bds. Non a caso UniCredit ha tenuto a sottolineare «l'impegno, in linea con le strategie e i principi del gruppo, a valorizzare le risorse interne del Banco di Sicilia sia nella banca che nell'ambito delle società». Peraltro, Fondazione Bds e Regione Sicilia continueranno a esprimere quattro consiglieri nel cda del Banco.

E' stata poi confermata «l'istituzione di un Osservatorio socio-economico che possa supportare in termini di analisi e ricerche lo sviluppo dell'economia siciliana». E rispetto a ciò Piazza Cordusio ha ribadito «la grande attenzione che attraverso il Banco di Sicilia intende riservare alle imprese che sono la base dell'economia» locale. In questo modo, «la banca sarà così sempre più al servizio della crescita dell'Isola e solidamente inserita in un gruppo bancario internazionale presente in 23 Paesi».

Si è risolto dunque in un clima che ambienti vicini alle parti hanno definito cordiale e collaborativo lo scontro che aveva animato le ultime settimane di cronaca. A innescare la miccia, o meglio la catena di incomprensioni che ha portato al riassetto di vertice della banca, sarebbe stato proprio il consiglio di amministrazione del 30 agosto scorso, convocato d'urgenza da UniCredit il 22, per nominare Roberto Bertola direttore generale del Banco. Una mossa che in Sicilia sarebbe stata accolta con freddezza, non tanto per il manager scelto quanto piuttosto perché non si ravvisava una necessità così impellente di rivedere l'assetto di comando.

Insomma, lo scontro non sarebbe maturato per questioni di sostanza ma piuttosto per problemi di forma e di tempistica, conditi dall'innesto nel Bds di prassi ritenute comuni in un grande gruppo come UniCredit ma percepite come estranee in una realtà particolare come la Sicilia. Di qui le tensioni sfociate nel cda del 9 gennaio che hanno portato i siciliani a una raffica di nomine, tra cui quella di Lopes al posto di Bertola, non condivise e ritenute illegittime dalla controllante. Ieri l'ultimo atto: dopo il vertice di martedì 15 gennaio tra l'amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo, il presidente della Regione Sicilia, Salvatore Cuffaro e il numero uno della Fondazione Bds, Giovanni Puglisi, il confronto faccia a faccia Mancuso-Fiorentino ha segnato la fine della «bega».

Il tutto si è concluso nel giorno in cui il titolo UniCredit ha pagato il generale crollo delle Borse perdendo il 7,6% a 4,92 euro e Profumo si è recato a Palazzo Chigi. Unicredit ha anche annunciato di aver acquistato le 83,8 milioni di azioni oggetto di recesso, che sono rimaste interamente invendute al termine del periodo di collocamento in Borsa. Le azioni UniCredit erano state poste in vendita a 6,265 euro, corrispondente al prezzo di recesso di 7,015 euro per ogni azione Capitalia.


domenica 20 gennaio 2008

Eletto il nuovo papa nero

Il «conclave» dei gesuiti ha eletto il «papa nero», il nuovo preposito generale della Compagnia fondata da Sant’Ignazio di Loyola, l’ordine religioso più numeroso della Chiesa cattolica: è padre Adolfo Nicolás, 71 anni, di origini spagnole, che ha trascorso quasi tutta la sua vita in Oriente ed è stato designato alla seconda votazione.
Proprio come spesso accade nel vero conclave, quello che elegge il Pontefice, anche in questo caso la nomina è stata una sorpresa: nessuno dei candidati dati per favoriti per la successione al dimissionario Peter-Hans Kolvenbach è stato eletto. A differenza del conclave vero, per la nomina del generale dei gesuiti basta un quorum a maggioranza assoluta (mentre per il Papa servono i due terzi). La similitudine con il papato era data fino ad oggi dal fatto che il generale della Compagnia viene eletto a vita, proprio come il vescovo di Roma. Ma la scelta di Kolvenbach di lasciare per motivi legati all’età e alla salute costituisce un precedente importante.
Nicolás, designato poco dopo mezzogiorno dai 217 delegati partecipanti alla 35ª Congregazione generale è il ventinovesimo successore di Sant’Ignazio. Viene descritto come una persona amabile e il suo curriculum è quello tipico del gesuita esperto nell’ambito del governo, della formazione dei novizi, dell’insegnamento teologico. Nato a Palencia, in Spagna, si è laureato il filosofia, poi ha studiato teologia a Tokyo, dov’è stato ordinato sacerdote, ha ottenuto un master alla Gregoriana di Roma, ha diretto lo «Scolasticato» dove si formano i gesuiti nella capitale giapponese, ed è stato provinciale del Giappone e infine moderatore della conferenza gesuita dell’Asia orientale e Oceania. Decisiva è la sua provenienza: anche se occidentale per nascita, il nuovo generale guarda all’Oriente.
L’esperienza di padre Nicolás sta dunque a indicare l’attenzione dei gesuiti per l’Asia, da dove ormai provengono la metà delle vocazioni dell’ordine, terra di frontiera per il cattolicesimo nel confronto con le altre religioni.


Sandra Leonardo tenta di difendersi dal gip

E' come un fiume in piena Sandra Lonardo Mastella quando, per circa quindici minuti, incontra il Gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Francesco Chiaromonte, al quale, con voce ferma e decisa, legge una dichiarazione spontanea. Ma non risponde ad alcuna domanda. La moglie dell'ex Guardasigilli - nel giorno in cui ci sono stati altri interrogatori nell'ambito dell'inchiesta - si è detta disponibile a chiarire tutti gli aspetti della vicenda giudiziaria che la vede coinvolta solamente dinanzi al "giudice competente, ovvero - ha detto - dinanzi all'autorità giudiziaria che dovrà giudicarmi". Quando arriva nel palazzo di giustizia Sandra Lonardo appare tranquilla e dal suo viso traspare serenità. Indossa un paio di pantaloni ed un cappotto nero ed al collo ha una lunga sciarpa arancione.

Ad attenderla c'erano alcuni suoi amici ai quali, il presidente del Consiglio regionale della Campania, dona, pur restando sempre a bordo della sua automobile, baci e saluti. Nell'aula del Gip, al secondo piano del tribunale, la presidente Lonardo ribadisce: "Non ho mai minacciato o tentato di coartare la volontà di chicchessia e tanto meno del dottor Annunziata. Credo che il privatissimo sfogo di un personale disappunto, avvenuto con il mio consuocero Camilleri, non può costituire o essere sintomo di un comportamento illecito di tipo intimidatorio nei confronti del dottor Annunziata".

Sandra Lonardo, durante la permanenza dinanzi al Gip, non ha esitato anche a lanciare una stoccata a tutto l'impianto accusatorio sostenendo che "chiunque dotato di buon senso e di media esperienza sa che non possono essere addebitati alla sottoscritta e a mio marito tali inevitabili millanterie o falsità di cui è disseminata l'indagine condotta dalla procura di Santa Maria Capua Vetere". Sono infine i difensori di Sandra Lonardo, gli avvocato Titta Maida e Severino Nappi, a ribadire che le accuse sono infondate. "Abbiamo assistito - ha detto Titta Maida - all'interrogatorio della presidente Lonardo che si è svolto in un clima di assoluta serenità.

La presidente era sorridente e tranquilla ed ha reso una lunga dichiarazione spontanea riservandosi di rispondere a tutte le domande quando il processo arriverà dinanzi al giudice competente". Per tutto il giorno davanti al tribunale di Santa Maria Capua Vetere si è radunata una folla di curiosi che aspettavano con ansia di poter vedere l'arrivo della moglie di Clemente Mastella. E con il passare delle ore i curiosi commentano la vicenda, dividendosi tra innocentisti e quelli che dicono che la giustizia deve fare il suo corso. Per raccogliere i numerosi messaggi di solidarietà che stanno giungendo sul sito internet di Sandra Lonardo è stata realizzata una apposita pagina e realizzata una casella di posta elettronica.

La lunga giornata a Santa Maria Capua Vetere ha visto anche gli interrogatori di due assessori regionali, Andrea Abbamonte e Luigi Nocera, e del consigliere regionale dell'Udeur, Nicola Ferraro, tutti agli arresti domiciliari. Gli esponenti politici hanno deciso di rispondere alle domande del Gip ed al termine degli interrogatori i difensori hanno chiesto la revoca della misura cautelare.


Barcellona: Presi 14 islamici

Secondo l'edizione elettronica di «El Pais», il Cni avrebbe avvertito a sua volta altri paesi europei, in particolare Francia, Regno Unito e Portogallo, del rischio di attentati da parte di «cellule itineranti» formate da terroristi pachistani in coincidenza con la visita in Europa del presidente del Pakistan Pervez Musharraf. Secondo il quotidiano, il Cni ha detto che il rischio attentati, riguardo alla Spagna, è «in forma imminente».
Rubalcaba ha detto che nella retata di Barcellona è stato smantellato «un gruppo con un livello di organizzazione importante» che stava per passare dalla «radicalizzazione ideologica» alle «azioni violente». Le perquisizioni, condotte nel quartiere popolare del Raval, con una forte popolazione immigrata musulmana, hanno permesso di trovare, secondo Rubalcaba, materiale per la fabbricazione di ordigni esplosivi, e quattro timer. Fra i locali perquisiti anche una moschea. Secondo El Pais, che cita fonti dell'inchiesta, nelle perquisizioni sarebbero state trovate fra l'altro tracce di Tatp, detto anche l'esplosivo dei poveri, usato in attentati terroristici islamici a Londra e Casablanca, in Marocco.
L'operazione di Barcellona interviene a sei settimane dalle elezioni politiche spagnole del 9 marzo, con i servizi di sicurezza già in allerta per il rischio di possibili attentati sia dell'Eta sia del terrorismo islamico. Le ultime elezioni legislative, vinte inaspettatamente dal Psoe dell'attuale premier Josè Luis Zapatero, si erano svolte due giorni dopo i tragici attentati islamici dell'11 marzo alle stazioni di Madrid.
L'operazione di Barcellona, ha sottolineato Josè Luis Zapatero nella città portoghese di Braga, dove ha partecipato al XXIII vertice Spagna-Portogallo, è il risultato di una «importante collaborazione internazionale».


venerdì 18 gennaio 2008

Scontrino fiscale in farmacia, scatta la protesta

Dopo l'entrata in vigore della norma che consente di detrarre dalla dichiarazione dei redditi le spese sostenute per l'acquisto di medicinali solo se risultino certificate da scontrino fiscale "parlante", vale a dire contenente il nome del farmaco acquistato e l'indicazione del codice fiscale del destinatario, l'associazione di difesa dei consumatori Cittadinanzattiva protesta per un iter che giudica troppo farraginoso e poco funzionale.

"Troppi i disagi dei cittadini segnalati in diverse aree del Paese, urge un intervento per permettere l'esibizione del semplice codice fiscale e evitare ulteriori difficoltà per i contribuenti. A questo si aggiunga che molte volte in Farmacia non si richiede al cittadino né la tessera né il codice fiscale, emettendo così uno scontrino che non permetterà più la detrazione dei costi".

Cittadinanzattiva rivolge quindi un pressante appello:

- all'Agenzia delle entrate, perché semplifichi il percorso per la richiesta del tesserino sanitario. Oggi è infatti necessario rivolgersi all'Agenzia territoriale, fornire fotocopia della propria carta di identità e del codice fiscale. Solo così sarà emessa una tessera temporanea che permetterà l'emissione, in farmacia, del nuovo “scontrino parlante”, valido ai fini della detrazione. Chiediamo inoltre che, almeno fino a quando non sarà completata la diffusione a tutti i cittadini della tessera sanitaria, sia permessa la semplice esibizione del codice fiscale.

- ai farmacisti, affinché ricordino la necessità dell'esibizione del tesserino, anche con l'affissione di cartelli chiari all'ingresso e nelle prossimità delle casse. Chiediamo inoltre una moratoria sugli scontrini emessi da luglio a dicembre dell'anno appena passato. Sono molte le Agenzie territoriali che infatti richiedevano che, accanto al semplice scontrino, il farmacista emettesse un altro documento contenente la natura, la qualità e la quantità del farmaco più il codice fiscale ai fini della detrazione per l'anno 2007. Poiché in molti casi questo non è stato fatto, o addirittura si è consigliato di apporre il proprio codice fiscale dietro lo scontrino, temiamo che chi pagherà il conto di questa confusione sarà il cittadino, che molto probabilmente si vedrà contestate le cifre in detrazione proprio relative a questo tipo di scontrino. Come sempre la responsabilità ricadrà sui cittadini e non sui farmacisti inadempienti.

“Non è possibile accettare che per colpa dell'entrata in vigore di una normativa prima che tutti fossero in possesso della tessera sanitaria", ha dichiarato Teresa Petrangolini, segretario generale di Cittadinanzattiva, "i cittadini debbano subire per l'ennesima volta l'inefficienza della Pubblica amministrazione. Aggiungendo il danno economico alla inevitabile perdita di tempo” .


giovedì 17 gennaio 2008

Totti - Torino 4 - 0

Macché turnover, macché Toro di seconda mano: tanto la Coppa Italia è la solita seccatura. Il Toro voleva un’impresa, ha lasciato l’Olimpico con una disfatta, la seconda in tre giorni. Primo tempo coraggioso e attento, poi il black-out totale che ha distrutto novanta minuti da incorniciare all’andata e un’ora di coraggiosa resistenza ieri sera. Tutta colpa di Totti.

Finché è rimasto in panchina, la Roma è apparsa confusa e imprecisa. Quando Spalletti ha sdoganato Francesco, la partita è cambiata, la Roma ha preso il volo, il Toro ha chiuso la sua avventura di Coppa Italia (dal 1994 non arriva al quarti di finale), PaperTotti (da ieri in edicola con Topolino) ha realizzato una doppietta ed è arrivato a 200 gol in giallorosso. Dopo il 3-1 dell’andata nella notte del Recoba risorto (due gol, assist), era giusto provarci anche contro una Roma che si colloca a distanze siderali dai granata. Dunque la Coppa poteva essere un antibiotico che scaccia i germi della crisi, così Toro verissimo, squadra modificata in fretta a furia senza remore. In soffitta la fantasia, avanti con la concretezza del 4-4-2. Coperti e allineati verso l’obiettivo. Davanti Di Michele e con lui il Chino. Poteva essere l’idea giusta.

Anche Spalletti ha precettato i pezzi da novanta come se fosse campionato. E la partita è stata subito nelle mani della Roma, ma la difesa granata reggeva alla grande. Natali su tutti, Di Loreto attento, Comotto con l’elastico corto per non sguarnire troppo la retroguardia. Prova corale di grande efficacia. Forse troppa rinuncia visto come è finita. Per mezzora la squadra di Novellino ha soprattutto badato a mettere mine sulla strada degli avversari, poi al primo accenno di calo romanista, la truppa granata ha guadagnato metri preziosi di prato e ha cominciato a farsi vedere dalle parti di Doni. E alla fine del primo tempo le occasioni da gol migliori erano proprio del Toro. La prima al 32’ sprecata da Di Michele che non sfruttava un assist divino di Grella e depositava il pallone fra le braccia di Doni scatenando le ire di Novellino. La seconda (difficile da concretizzare) al 36’, ancora con l’attaccante sempre a zero gol, che riprendeva una respinta di Doni su tiro di Recoba, ma da posizione molto angolata trovava Cicinho a sbarrargli la strada.

Metà impresa era compiuta. Occorreva continuare a resistere, con la speranza che l’estro di Recoba non si spegnesse sul più bello. Invece il Toro si è squagliato insieme al suo attaccante. E’ bastato che scattasse l’effetto Totti per cancellare i granata. Il Pupone si materializzava al 14’ come vice Vucinic e in meno di due minuti cambiava tutto. Il Toro, finora molto compatto in difesa, si disintegrava di colpo e subiva un doppio ko micidiale. Al 15’ era Giuly, subentrato a Taddei, che innescava Mancini lasciato solo e libero di colpire. Subito dopo altro affondo del francese, Corini bucava, Totti infilava Sereni. Fine di un sogno. Il disastro si completava al 28’ quando Lanna arpionava Mexes in area e Totti trasformava il rigore e poi ancora al 44’ su affondo di Giuly che si faceva beffa di Lanna.


martedì 15 gennaio 2008

Taggia: Incontri pr l'ospedale unico

Taggia: gli incontri del Comune per l'Ospedale Unico

Il comune di Taggia ha organizzato una serie di incontri con la cittadinanza per trovare un accordo sull’area da proporre per la creazione dell’ospedale unico provinciale.

Ieri sera a Palazzo comunale si è svolto un altro incontro pubblico e a quanto sembra la zona più accreditata sarebbe quella a monte del parco commerciale. All’incontro di ieri, fra gli altri, hanno partecipato il sindaco Vincenzo Genduso, l’assessore all’Urbanistica Mario Manni e il direttore sanitario dell’Asl Michele Orlando. Nel servizio, le interviste realizzate da Imperia Tv:


Incontri di sensibilizzazione alla Pastorale

Incontri di sensibilizzazione alla Pastorale tra i Rom e Sinti

“Gli zingari: dall’incontro una pastorale rinnovata” è il tema degli incontri di sensibilizzazione curati da monsignor Piero Gabella, direttore nazionale dell’Ufficio per la Pastorale dei Rom e Sinti della Fondazione Migrantes che si svolgeranno a cominciare da giovedì alle 17 presso l’ Istituto “Don Orione”.

Al primo appuntamento parteciperanno gli operatori dei “centri di ascolto”, delle “Caritas parrocchiali”, delle associazioni e gruppi di volontariato.

Destinatari degli incontri sono le Clarisse di Montevergine, alcune consacrate dell’USMI e rappresentanti dello studentato teologico, gli operatori pastorali di settore, dei Centri di Ascolto, dei Centri Servizi, delle Caritas parrocchiali, delle Associazioni e Gruppi di volontariato.

L’obiettivo degli incontri è quello di offrire ai partecipanti il quadro di riferimento delle questioni relative a una realtà che interpella la comunità ecclesiale e quella civile. Suggerendo alcune piste di azione pastorale da perseguire.


Incontri per il centro destra con la cittadinanza

Albenga, il centro destra prepara incontri con la cittadinanza
Albenga. Sabato scorso si è tenuto in un noto locale di Albenga un incontro tra i vari rappresentanti locali di Forza Italia, Alleanza Nazionale, Lega Nord, Udc e La Destra nonché dai rispettivi consiglieri comunali. Durante l’incontro si è fatto il punto della situazione politica della città e dell’operato dell’amministrazione. “Al fine di approfondire le problematiche, che peraltro questa amministrazione non ci permette di sviluppare in consiglio comunale, sono stati programmati incontri pubblici con la cittadinanza dove verranno sviscerati i reali problemi di Albenga” hanno annunciato i rappresentanti del centrodestra ingauno.


Studi superiori: Tutti gli incontri

Lucca, ciclo di incontri con "I Caffe del Campus"
Turismo, cultura e arte: discussioni e confronti promossi dalla Fondazione Campus Studi del Mediterraneo

Al via a Lucca il ciclo d’incontri “I Caffè del Campus”, promosso dalla Fondazione Campus Studi del Mediterraneo. “Turisti d’arte: i luoghi, le occasioni, i linguaggi”: è il titolo del primo di questi incontri, aperto a tutti gli interessati e agli studenti dei corsi di studio universitari in turismo del Campus di Lucca, in programma venerdì 18 gennaio alle 18 presso le sale dell’American Bar dell’Hotel Noblesse (Via S.Anastasio, 23 angolo Via S. Croce).

L’incontro rappresenta un’occasione per parlare di temi legati all’arte, alla valorizzazione dei beni culturali e dei centri storici come Lucca, assieme a Luigi Ficacci, ex Soprintendente per i Beni Architettonici, il Paesaggio e per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico di Lucca e docente di Storia presso l’Università degli Studi della Tuscia - Viterbo, e Alexandra Andresen, responsabile coordinamento tecnico-organizzativo per le Mostre - Azienda Speciale Palaexpo Scuderie del Quirinale; moderano Alessandro Tosi, professore associato presso il dipartimento di Storia delle Arti dell’Università di Pisa e Alessandro Capocchi, professore associato di Economia Aziendale presso l’Università degli Studi di Milano – Bicocca e coordinatore scientifico del Campus di Lucca.

Il ciclo d’incontri denominato “I Caffè del Campus” vedono la partecipazione di personalità del mondo del turismo, della cultura e dell’arte. Questi incontri si svolgono solitamente all’interno di un importante locale della città, allo scopo di recuperare la vecchia abitudine di ritrovarsi in una caffetteria per intraprendere discussioni di natura culturale. Grande importanza riveste il pubblico che, oltre a partecipare gratuitamente, ha la possibilità di rivolgere domande ai protagonisti di ogni singolo incontro.


lunedì 14 gennaio 2008

Festival della scienza

La Terza edizione del Festival delle Scienze, in programma a Roma dal 14 al 20 gennaio, si occuperà, quest’anno, di tematiche legate all’ambiente per rispondere alle sfide ecologiche che i cambiamenti climatici, occorsi nel 2007, hanno reso di vitale importanza per la sostenibilità del Pianeta. L’iniziativa, sostenuta dall’Enel, rientra nell’ambito del programma Energiaper, un contenitore che comprende attività di sostegno per la ricerca e l’innovazione in Italia e all’estero. Non a caso “coScienza globale” è il sottotitolo della rassegna che converge pienamente con l’apertura dell’ “Anno internazionale del Pianeta Terra” proclamato dalle Nazioni Unite.
“Questa edizione del Festival - ha infatti spiegato Vittorio Bo, direttore artistico della manifestazione - nasce con un programma fortemente animato da un impegno civile e politico. Si affronteranno in concreto i grandi temi dell'ambiente, delle risorse, delle povertà, dell'energia. Si discuterà del ruolo della scienza, dei suoi limiti e delle sue risposte alla soluzione dei problemi”.

E, per sciogliere i nodi che strozzano il Pianeta, all’Auditorium Parco della Musica si riuniranno alcuni tra i più autorevoli “cervelli” nel campo della scienza, della filosofia, dell’economia, e della politologia con l’intento di creare una “tavola rotonda” che comprenda anche esponenti dell'Africa, del Medio Oriente, del mondo asiatico e dell’America Latina. Sarà infatti l’indiano Rajendra Pachauri, premio Nobel per la Pace 2007 in qualità di presidente del IPCC, Panel Intergovernativo per i mutamenti climatici, l’atteso ospite, oggi, lunedì 14 gennaio, in occasione della prima conferenza del Festival sul “clima e lo stato del Pianeta”, introdotta da Vittorio Bo con la partecipazione del sindaco di Roma, Walter Veltroni.

Lo scenario prospettato da Pachauri alla cerimonia di consegna del Nobel fotografa una situazione allarmante che nei prossimi 12 anni potrebbe volgersi in catastrofe. L’effetto serra, secondo lo scienziato indiano, irreparabili conseguenze sull'acqua potabile, sull’alimentazione, sulle condizioni sanitarie, sulle risorse ecologiche minando la sicurezza di vita del genere umano. 250 milioni di africani si troveranno, infatti, nella condizione di dover migrare alla ricerca di acqua. Come è facile immaginare, questo spostamento di massa provocherà un terremoto nei già delicati equilibri internazionali. È compito dei leader politici trovare una soluzione globale poiché, come ha ricordato Pachauri, il problema non riguarda l’etica, di cui il politico spesso è sprovvisto, ma si inserisce in una più pericolosa dimensione sociale e politica.

Giovedì 17 gennaio toccherà invece a Sidney Altman, premio Nobel per la chimica 1989, affrontare l’annosa questione del ruolo degli scienziati nella società. O meglio come la divulgazione delle loro scoperte corra il rischio di essere manipolata dall’uomo alla stregue dell’abusato darwinismo. Gli uomini di scienza saranno dunque catalogati come “stregoni” al servizio di una tribù, nell’interesse cioè di una parte ristretta del genere umano che sappia appropriarsi illegittimamente di un’idea.
Il 18 gennaio, invece, il premio Nobel per la fisica 1997, Steven Chu, dal 2004 direttore del Lawrence Berkeley National Laboratory, tratterà “Il problema energetico: cosa possiamo fare” partendo dalla previsione della fine delle risorse petrolifere da qui alla fine del secolo. Certo, il carbone sarà disponibile ancora per centinaia di anni ma, proprio una proliferazione degli impianti convenzionali a carbone, sarà la causa di un ulteriore innalzamento dell’emissione di gas nocivi, quali l’anidride carbonica, provocando a catena l’aumento dell’effetto serra e l’intensificazione del riscaldamento globale. La necessità di investire in sorgenti energetiche sostenibili sembra dunque l’unica strada percorribile per salvare la Terra dalla sua caduta.

Per finire, Richard Ernst, premio Wolf e Nobel per la chimica 1991, parlerà, sabato 19 gennaio, della responsabilità degli scienziati nella formulazione di strategie globali contro le tendenze irresponsabili che sembrano informare le scelte degli ultimi decenni.
Una “fabbrica della cultura” come ha sostenuto Gianni Borgna, presidente di “Musica per Roma” a cui parteciperanno oltre 60 “cervelli” , energia inesauribile per un’energia sostenibile.
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Frana sui Binari tra Francia e Italia

Il traffico ferroviario tra l'Italia e la Francia, sulla linea Ventimiglia-Nizza, e' interrotto dalle 9.Una frana e' caduta sui binari in territorio francese. A causa dei lavori di sgombero e bonifica della linea, oltre che di messa in sicurezza della parete rocciosa, la circolazione dei treni e' stata interrotta. Tutti i convogli diretti in Francia fanno capolinea a Ventimiglia e quelli diretti in Italia a Nizza. E' stato istituito un servizio di bus navetta.
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Le promesse di Bush

Ramallah, che significa "Monte di Dio" o più propriamente "Casa di Dio", è una città palestinese di circa 37.000 abitanti, situata nel centro della Cisgiordania, 18 km a nord di Gerusalemme. I palestinesi considerano come loro capitale alQuds (letteralmente "la Santa", cioè Gerusalemme), e lo stesso presidente Abu Mazen non ha mancato di ricordarlo a George Bush nel loro incontro, peraltro cordiale, di giovedì scorso. Ciò malgrado, la perdurante situazione di precarietà e di conflitto con Israele, unitamente alla sostanziale assenza di un vero e proprio Stato palestinese, ha fatto di Ramallah la capitale virtuale, o tacitamente provvisoria, dell'amministrazione palestinese. A Ramallah, infatti, c'è il Parlamento palestinese, la sede dei ministeri, le rappresentanze diplomatiche straniere (sotto forma di consolati ma anche di ambasciate), così come la cosiddetta Muqaa ("la Separata"), cioè il complesso di edifici che ospita la sede dell'Autorità Nazionale Palestinese con l'ufficio del presidente e il mausoleo di Arafat (inaugurato ufficialmente il 10 novembre 2007 alla vigilia del terzo anniversario della sua morte).
Ramallah è anche la capitale economica della Palestina, e tutt’intorno stanno sorgendo solide industrie di software, tessili, fabbriche della PepsiCola, di acqua minerale e perfino distillerie di birra. Il 90% del loro business è con Israele, e si sta formando una classe dirigente di tutto rispetto, con il corollario di auto di lusso che si vedono con sempre maggior frequenza in circolazione, così come di lusso sono diversi ristoranti e alberghi. Insomma la speranza, espressa dallo stesso Bush, che nei Territori si sviluppi «un'economia moderna che sollevi milioni di persone dalla povertà» sembra tutt’altro che infondata. Neanche l’ascesa al potere di Hamas nel giugno 2007 ha interrotto il piccolo boom economico della Palestina, che ora è tutta protesa nello sforzo di integrare e valorizzare la sua caratteristica di essere una terra divisa in due: da una parte la Cisgiordania ("Fatahland") e dall’altra la striscia di Gaza ("Hamastan"). Per quest’ultima, dove sono oggi più accentuate disoccupazione e deterioramento dei servizi, l’economista Thomas Friedman profetizza un futuro da "Dubai sul Mediterraneo".


Berlusconi ricatta: Niente Riforma TV e si fanno le Riforme

Prima attacca e poi smentisce. L'ultima sparata di Berlusconi non fa una piega, è nel suo perfetto stile. Domenica lancia il ricatto sulle riforme: sì alla bozza Bianco, ma solo se si stoppa la riforma tv. Il diktat ha il "merito" di ricompattare l'Unione. Dopo aver urlato per 17 mesi che il governo sarebbe crollato per essere smentito ogni volta, sembra ora delinearsi la nuova tattica dell’ex leader della defunta Casa delle Libertà. Apertura al dialogo con il centrosinistra sulla legge elettorale, ma in cambio netto no alla riforma della tv e sul conflitto di interessi. In collegamento telefonico con Roccaraso, il Cavaliere arriva ad affermare: «Non potremmo trattare con forze politiche che mettessero in atto una decisione criminale come il disegno Gentiloni. Non ci sarebbe alcuna possibilità di dialogo - ha detto Berlusconi - con chi agisse in questo modo».

Poi, ventiquattro ore dopo nega tutto: «La legge elettorale non c'entra niente con la Gentiloni, e non sono stato certo io a collegare i due temi»: ma ribadisce che resta impossibile collaborare con «un governo che si macchiasse di una simile nefandezza, inconcepibile in una vera democrazia». La Gentiloni, appunto.

Così, in pratica, all'ex premier andrebbe benissimo il “porcellum” di Calderoli, quello attualmente in vigore e definito tale dallo stesso esponente leghista, con qualche piccolo ritocco. L’obiettivo resta comunque il modello francese. «Sono d'accordo con Veltroni, ha dato buoni risultati. Per fare in Italia quello che Sarkozy ha fatto in Francia in poco tempo ci vorrebbero 2-3 anni. Ci vuole un solo turno, una sola scheda, un solo voto. Speriamo che si trovi l'accordo», ha detto ancora il Berlusconi.

Il dietrofront fa comunque tirare un sospiro di sollievo: se «le affermazioni di ieri - aveva detto Veltroni - non sono accettabili», ora si piò tornare «a cercare una soluzione». «È tornato tutto dove eravamo - ha commentato - Mi sembra che ci sono tutte le condizioni per fare passi in avanti». Apprezza anche il segretario del Prc Franco Giordano che giudica «un bene che Berlusconi si sia smentito sullo scambio tra legge elettorale e riforma tv». E torna a mettere in chiaro la posizione del suo partito: «A scanso di equivoci – ha detto – voglio precisare che noi siamo assolutamente indisponibili ad avallare qualsiasi ipotesi di scambio, perché conflitto di interessi e riforma della tv devono far parte di una civiltà che deve essere ancora completamente dispiegata nel nostro Paese».

Domenica la sparata del leader dle Partito delle Libertà aveva scatenato la reazione unanime della maggioranza. Ed in particolare quella dello stesso ministro delle Telecomunicazioni, Paolo Gentiloni. Ai microfoni del Tg3, Gentiloni sottolinea che la legge sul sistema radio televisivo «va avanti», «deve portare più pluralismo in un sistema che dalla scorsa legislatura è stato molto limitato». «Naturalmente - aggiunge Gentiloni - deve andare avanti anche l'intesa sulla legge elettorale ed è bene che i due piani restino distinti. Se si mescola, se si pensa a scambi sottobanco si fanno errori molto gravi».

Si inalbera anche Pietro Folena, del Prc, che è il relatore del disegno di legge Gentiloni. «Mi dispiace e mi sorprende che nel momento in cui si dialoga sulla legge elettorale, per il bene del Paese e il risanamento del sistema politico, il presidente Berlusconi subordini tutto ciò alla messa in soffitta del ddl Gentiloni, vale a dire alla garanzia per i suoi interessi personali e aziendali. Uno statista - incalza l'esponente del Prc - è colui che per l'interesse generale, tanto più in una fase di riforma delle istituzioni, è capace di mettere da parte il proprio particolare. Mischiare due questioni diverse e distinte come la legge elettorale e la riforma della tv è assolutamente contrario allo spirito di dialogo necessario in queste circostanze. Nell'esaminare il ddl Gentiloni - conclude Folena - ci siamo aperti al dialogo con l'opposizione e questo Berlusconi lo sa. Ora dimostri responsabilità di fronte al Paese e alle istituzioni».

L’Unione si riunirà in un vertice lunedì alle 18, in attesa del confronto di martedì in commissione Affari Costituzionali al Senato sulla bozza Bianco. Nel frattempo, mercoledì la Camera di consiglio dei 14 giudici della Corte Costituzionale avvierà il procedimento per decidere sull'ammissibilità del referendum, che diventerà strada obbligata se dovesse saltare l’intesa in Parlamento.


Sarkozy arriva prima di Bush

Nicolas Sarkozy lascia Riad poco prima dell'arrivo del presidente Usa, George W. Bush, e dopo avere firmato accordi per 60 miliardi di dollari in campo militare ed energetico.

Bush ha fatto coincidere il suo arrivo a Riad oggi con la notifica al Congresso della vendita di armi per 20 miliardi di dollari all'Arabia Saudita ed altri paesi del Golfo.

Sarkozy, che dopo l'Arabia Saudita visita il Qatar e gli Emirati Arabi Uniti, ha dichiarato che "la partnership tra Francia ed Arabia Saudita e' entrata in una nuova dimensione strategica".

Sia Bush che Sarkozy sono alla prima visita in Arabia Saudita. Ma quella del presidente Usa viene dopo sette anni alla Casa Bianca, quella del presidente francese dopo sette mesi all'Eliseo.

Tra gli scopi della visita di Bush in Arabia Saudita c'e' quello di isolare l'Iran per il suo programma nucleare. Nel frattempo Sarkozy e' riuscito a firmare una serie di contratti per la cooperazione nello sviluppo della energie nucleare con gli Emirati. Prima dell'accordo stipulato con gli Emirati, Sarkozy aveva gia' venduto centrali nucleari all'Algeria e alla Libia.

Sia Bush che Sarkozy sono giunti a Riad senza la rispettiva partner: il presidente americano ha lasciato la first lady Laura a casa, mentre anche il presidente francese ha preferito non portare con sè la top model Carla Bruni, anche perchè la legge islamica non prevede che un uomo e una donna dormano sotto lo stesso tetto se non sono sposati.

I sauditi hanno decorato l'aeroporto di Riad con bandiere francesi ed americane. Lo staff della Casa Bianca giunto oggi in Arabia Saudita ha trovato il tricolore francese ancora appeso alle aste.
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Valanga a Brescia e i morti sono già 4

E' salito a 4 il bilancio delle vittime della valanga staccatasi dal monte Maniva. L'ultima e' Fausto Giusteri, 37 anni, di Lumezzane. Quando l'uomo e' giunto all'ospedale di Brescia, i medici hanno constatato che non c'era piu' nulla da fare. Le altre tre vittime sono Andrea Brizzolari, 30 anni; Paolo Zanetti, 25 anni; Fausto Plodari, 27 anni, tutti di Bagolino.
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Bush agli iraniani: "ribellatevi"

E al quinto giorno il presidente americano attaccò. Dopo i dialoghi e trattative sulla difficile pace tra Israele e palestinesi, dopo gli incontri con gli alleati e i rapporti dal fronte iracheno, George W. Bush prende il toro per le corna, affronta il grande nemico, tocca la questione chiave di un viaggio progettato per rilanciare la strategia anti-iraniana. Lo fa non a caso da Abu Dhabi.

Nella sfavillante capitale degli Emirati s’intrecciano gli affari medio-orientali, si mescolano gli interessi iraniani e quelli delle nazioni arabe. Da quella rilucente terra di nessuno finanziaria, dove il profitto obnubila politiche, princìpi e ideali, George W. Bush chiama tutti a raccolta. Si rivolge agli iraniani, ricorda il loro diritto a venir ascoltati dal governo. Lancia il più duro affondo contro il regime della Repubblica Islamica e lo accusa di essere il «principale sponsor del terrorismo» e il «maggior pericolo per la stabilità mondiale». Rivolge un monito agli alleati della regione spesso indifferenti o recalcitranti di fronte alla richiesta di democrazia dei propri cittadini.

Per evitare che l’attacco al governo di Mahmoud Ahmadinejad venga interpretato come un sentimento anti-iraniano, il grande affondo punta innanzitutto al cuore delle genti iraniane. «Il vostro governo è una minaccia, ma voi popolo iraniano non siete così, vi auguro più democrazia, più libertà, più apertura alla comunità internazionale. Voi iraniani non avete migliori amici che gli Stati Uniti d’America. Siete ricchi di cultura e di talento - ricorda il presidente - avete il diritto di vivere sotto un governo disposto ad ascoltarvi e rispettarvi, un governo che vi permetta di costruire un futuro migliore per le vostre famiglie».

Il governo di Teheran, secondo Bush, fa il contrario, dimentica le esigenze della popolazione e utilizza ogni risorsa per alimentare il disordine internazionale. «Il regime vi nega queste opportunità minacciando la pace e la stabilità dei vostri vicini, per questo chiediamo a Teheran di dar retta ai vostri desideri e di render conto del suo operato». Poi mira al cuore del nemico, spiega che Teheran «arma Hezbollah», «finanzia Al Qaida» e sviluppa un programma nucleare «pericoloso per la comunità internazionale». L’Iran è, insomma, «la prima minaccia per la sicurezza dell’umanità».
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sabato 12 gennaio 2008

Metalmeccanici, nuova proposta in arrivo

im, Fiom e Uilm presenteranno domani una nuova proposta scritta sul rinnovo del contratto dei metalmeccanici. A deciderlo, per uscire dall'impasse della trattative le segreterie unitarie delle tute blu di Cgil, Cisl e Uil. Domani mattina, dunque, si riuniranno le delegazioni trattanti di ciascuna organizzazione a cui seguira' una nuova riunione delle segreterie unitarie che metteranno appunto la contro proposta.

''Il documento di Federmeccanica e' stato giudicato come non accettabile e non utile come base di trattativa, dal mercato del lavoro all'orario, al salario'', spiega il segretario nazionale Fiom, Maurizio Landini. ''Abbiamo quindi detto a Federmeccanica che il testo non e' ricevibile e deciso di consegnare domani una nostra proposta'', aggiunge al termine della riunione.


venerdì 11 gennaio 2008

Immondizia sparsa per tutta Italia in arrivo dalla Campania..

L'Abruzzo si è detto disponibile ad accoglierne fino a 15mila tonnellate, mentre Emilia Romagna e Piemonte ne riceveranno 5mila a testa, anche se la provincia di Torino si è detta invece contraria. In Toscana ne arriveranno 4mila tonnellate, come anche nelle Marche. Nel Molise tremila, e mille in Calabria. E rispetto alle dichiarazioni dei giorni scorsi da parte di alcune delle amministrazioni regionali, è da registrare la disponibilità della Liguria, ne accoglierà un migliaio di tonnellate, mentre mercoledì si era detta contraria. Anche il Lazio darà un contributo, ma «la selezione avverrà a monte, nel territorio campano», ha precisato il presidente della Regione, Piero Marrazzo. Solo Lombardia e Veneto devono sciogliere la riserva ma si confida, rilevano le fonti del palazzo, che si raggiunga la «totale adesione». Ma la Lombardia è proprio la regione che potrebbe contribuire in misura maggiore a risolvere il priblema, vista le possibilità di smaltimento che ha la regione.
E in Sardegna, dove ieri è giunta la prima nave carica di rifiuti, c'è stato un braccio di ferro al porto di Cagliari fra i manifestanti che cercavano d'impedire lo sbarco e le forze dell'ordine. Alcuni militanti indipendentisti dell'Irs e di Sardigna Nazione, che dal pomeriggio presidiavano il porto Canale in attesa dello sbarco di 500 tonnellate di rifiuti, sono stati bloccati da carabinieri e polizia mentre cercavano di avvicinarsi alla nave con l'intento di impedire le ultime operazioni di ormeggio. L'imbarcazione è riuscita ad attraccare dopo circa tre ore di attesa in rada. Molti manifestanti si erano, infatti, sdraiati per terra per impedire «pacificamente» la discesa dei camion carichi di rifiuti. I 24 tir sono stati tuttavia fermi davanti ai cancelli del porto in attesa di partire alla volta dell'inceneritore situato nella zona industriale di Cagliari. I manifestanti sono stati letteralmente trascinati via dalla Polizia che dopo numerosi tafferugli, cariche e ricorrendo all'uso dei manganelli, li ha spostati per far passare i tir. I manifestanti si sono assiepati dietro i cancelli che cingono il molo. I 24 camion carichi di rifiuti campani sono poi riusciti a varcare il cancello d'ingresso del porto Canale di Cagliari, diretti all'area del termovalorizzatore di Macchiareddu, alla periferia del capoluogo sardo. Tra le urla della folla, gli automezzi hanno lasciato il molo Grendi, mentre alcuni manifestanti si sono accaniti contro l'esterno dei camion. Sul posto anche il sindaco di Cagliari, Emilio Floris, e alcuni parlamentari di Forza Italia che hanno per ore tentato di portare avanti una difficile mediazione. Sul posto anche diversi consiglieri regionali dell'opposizione, una delegazione di Azione Giovani e il parlamentare di Forza Italia, Mauro Pili, rimasto leggeremente contuso durante i tafferugli. Intanto, continua la polemica politica tra il centrodestra, che chiede di non accogliere l'immondizia campana e il governatore Soru, che si appella alla Costituzione e alla solidarietà.
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Kenya: Finalmente un accordo

Il presidente keniano Mwai Kibaki ed il leader dell'opposizione Raila Odinga hanno raggiunto un accordo per lavorare con un gruppo di personalità africane capeggiato dall'ex segretario generale dell'Onu Kofi Annan alla soluzione delle tensioni sviluppatesi dopo la recente rielezione di Kibaki alla presidenza, contestata da Odinga. Lo ha reso noto il presidente ghanese, John Kufuor, in Kenya da giorni per una mediazione che in un primo tempo sembrava fallita e della quale oggi è stato incaricato proprio Kofi Annan.

"Le parti hanno concordato di lavorare insieme con un gruppo di eminenti personalità africane capeggiate dal signro Kofi Annan...per superare le loro divergenze ed ogni altro problema esistente incluse le riforme costituzionali ed elettorali", ha dichiarato John Kufuor alla stampa. "Entrambe le parti hanno concordato - ha aggiunto Kufuor - che dovrebbero finire le violenze e hanno concordato che dovrebbe cominciare il dialogo". Poco dopo quest'annuncio, però, un responsabile del ministero degli esteri keniano, che ha chiesto l'anonimato, ha sostenuto che "il presidente del Ghana ha fallito nel compito di far finire la crisi. Le due parti non si sono mosse dalle loro posizioni". Raila Odinga rifiuta di riconoscere la rielezione di Kibaki - presidente eletto la prima volta nel 2002, succedendo a Daniel arap Moi - accusandolo di aver fatto brogli nelle elezioni del 27 dicembre scorso per rubargli la vittoria.
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mercoledì 9 gennaio 2008

L'italia a Pechino

Momenti decisivi. Sotto uno a zero, i nostri trovano immediatamente la forza di reagire, aumentando il ritmo e sfruttando i tanti errori avversari. Quando è il momento di chiudere, però, l'Italia si ritrova anche senza Cernic (problema ad un ginocchio), con Cisolla che fatica nel ruolo di opposto e con la ricezione che soffre paurosamente. Il tie break, purtroppo, conferma le difficoltà, mostrando una Spagna di nuovo concreta e determinata.
Un peccato, considerando che nel secondo e nel terzo set in campo si vede davvero una bella Italia. Coscione smarca bene i suoi, Zlatanov mostra il meglio del suo repertorio e Mastrangelo torna ad essere il padrone del muro. Quel che è certo è che i ragazzi di Anastasi non sono baciati dalla fortuna: l'infortunio di Cernic all'inizio del terzo parziale è una tegola durissima. Martino ha talento da vendere, ma un'esperienza tutta da farsi. L'equilibrio in seconda linea dei nostri, senza il goriziano, subisce più di un danno. Per una squadra che già doveva rinunciare a Fei, Tencati, Meoni e Perazzolo è stato veramente troppo. «Con Cernic in campo non avremmo mai perso - dichiara Anastasi - con la sua uscita sono saltati quegli equilibri che avevamo faticosamente costruito in questi giorni. Sono rammaricato soprattutto per i giocatori, che hanno affrontato questi problemi con la massima disponibilità ed hanno giocato una buona partita, mostrando l'atteggiamento giusto». A questo punto la strada per Pechino è durissima e i destini azzurri sono nelle mani di altri. Per continuare a cullare il sogno olimpico è rimasta una sola possibilità. In Turchia deve vincere una tra Polonia, Spagna e Serbia affinché si liberi un posto per uno dei tornei intercontinentali di qualificazione in programma a maggio. Neppure allora sarebbe una passeggiata ma si deve sperare fino all'ultimo pallone.


Alitalia, continua la Telenovela con AirFrance

«Air France-Klm non vuole rilevare Alitalia, ma costruire assieme un campione europeo»: Jean Cyril Spinetta, numero uno della compagnia francese inizia così il resoconto dei colloqui e degli incontri avuti nella sua giornata romana, prima di riprendere il volo per Parigi. Il manager ripete ciò che ha detto ai suoi interlocutori, dall'amministratore delegato di Alitalia al ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa al segretario dell'Ugl, Renata Polverini, e ai vertici della Uil di Luigi Angeletti. L'incontro ufficiale con i segretari di Cgil, Cisl e Uil non c'è stato, ma ci sarà presto. Con ogni probabilità dopo il confronto col premier Romano Prodi, chiesto in via prioritaria dai leader sindacali, che potrebbe essere convocato la prossima settimana. Il manager rivela anche di non aver incontrato per ora il presidente del Consiglio, che ieri, gli ha fatto sapere di non volerlo vedere prima e in assenza della scelta definitiva del governo.

Spinetta parla del destino dell'Alitalia: «Il nostro obiettivo è che torni ad essere profittevole e con un prodotto il linea con gli standard europei». Ma è sul futuro di Malpensa, di Az servizi e dell'occupazione che ieri gli è stato chiesto di pronunciarsi. Lui racconta di aver manifestato nei vari colloqui avuti disponibilità ma non proprio cedevolezza. «Le maggiori perdite di Alitalia derivano dalla gestione di Malpensa: ignorare questo fatto vuol dire portare alla scomparsa la compagnia » sostiene e poi aggiunge: «Non vogliamo abbandonare Malpensa, conosciamo bene il dinamismo della Lombardia ma questo non può significare la disfatta permanente di Alitalia ».

Quanto all'aeroporto milanese il numero uno di Air France- Klm ha in mente piuttosto di «infittire la rete di collegamenti » con le maggiori città europee, con orari dedicati alla clientela business, mentre per il lungo raggio «verranno mantenute varie destinazioni ». Sulla seconda incognita del piano francese per Alitalia, il futuro di Az servizi, Spinetta afferma che saranno valutate «senza pregiudizi di sorta» le soluzioni più efficaci economicamente e socialmente. Infine i livelli occupazionali, per cui il manager conferma per ora la cifra di esuberi, 1.750, già circolata. Ma dice ancora non si può essere precisi a riguardo: è appena iniziata la due diligence e la lettera di trattativa esclusiva con Air France-Klm per la privatizzazione di Alitalia verrà firmata sabato o lunedì prossimi. Da quella data partiranno le otto settimane previste per il raggiungimento dell'accordo e solo alla fine del percorso si potrà dire per esempio di quanto sarà la partecipazione del Tesoro nella nuova mega compagnia: se il 3% come si è finora ipotizzato o il 5% come invece avrebbe fatto capire il manager francese nel corso dell'incontro con Polverini.

I sindacati sono preoccupati. «Cerco il loro consenso », dice Spinetta. Ma Angeletti replica: «Chiediamo garanzie sulle sorti dell'azienda e sugli esuberi».
Intanto però a Milano il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, ha calcolato che se il piano Air France non sarà modificato su Malpensa si abbatterà «uno tsunami»: i voli settimanali sarebbero ridotti da 1.238 a 445 con la riduzione da 85 a 42 delle destinazioni, il calo di ben 8 milioni di passeggeri ogni anno e la riduzione dell'occupazione, calcolando l'indotto, fino a 8 mila addetti.
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Nuove sanzioni all'iran.. a quale scopo?

Gli Stati Uniti prevedono, probabilmente in settimana, di imporre nuove sanzioni contor un membro della forza iraniana Qods per le violenze causate in Iraq così come contro diversi iracheni esiliati in Siria e Iran. Lo hanno annunciato oggi funzionari americani.
Le nuove sanzioni, che potrebbero essere annunciate oggi, si aggiungono alle nuove tensioni tra Teheran e Washington, dopo che imbarcazioni veloci iraniane hanno fronteggiato tre navi della marina Usa nello Stretto di Hormuz, azioni definite "provocazioni" dal presidente Usa George W. Bush.

Un funzionario ha spiegato che le sanzioni saranno imposte agli iraniani e agli iracheni esiliati perchè ritenuti "sostenitori in modi diversi delle insurrezioni in Iraq".


Emergenza nazionale.. ancora spazzatura!

Convocati a Palazzo Chigi dal presidente del Consiglio Romano Prodi per affrontare "l'emergenza nazionale" dei rifiuti in Campania, i rappresentanti delle Regioni italiane hanno dato in larga maggioranza una cauta disponibilità a fronteggiare la situazione, ma l'unica a dirsi pronta è la Sardegna, mentre dalla Lombardia è stato confermato il no.

"Tutte le regioni considerano quella dei rifiuti una emergenza nazionale", ha detto il presidente della Conferenza delle regioni, Vasco Errani, al termine del vertice con il governo.

Durante la riunione, "Prodi ha detto che chiede aiuto per porre rimedio allo scivolamento degli ultimi giorni e a un degrado della situazione che sta danneggiando tutto il paese", ha riferito all'uscita da Palazzo Chigi, Romano Colozzi, assessore alle Risorse, Finanze e Rapporti Istituzionali della Lombardia, in mano al centrodestra.

Ma al "coro unanime di solidarietà" alla Campania -- secondo l'espressione del governatore governatore dell'Abruzzo, Ottaviano Del Turco -- seguirà un "tavolo tecnico" per esaminare quale contributo ogni regione potrà dare.

E qui si preannunciano soprattutto i distinguo.

"Soltanto il governatore della Sardegna, Renato Soru, si è detto disponibile ad accogliere da subito i rifiuti della Campania", ha detto Colozzi.

Lombardia, Friuli-Venezia Giulia e Liguria hanno già da ora opposto la loro indisponibilità, ha aggiunto l'assessore della Giunta di Roberto Formigoni.

"Le discariche del Lazio non possono sopportare il carico di rifiuti proveniente da altre regioni", ha detto Antonello Salerno, un portavoce della regione, governata dal centrosinistra. Semmai, il Lazio potrà ricevere l'immondizia già trattata e pronta da essere utilizzata come combustibile, sempre che la Campania sia in grado di fornirla a questo stadio.

La Puglia ha fatto sapere di essere pronta ad accogliere un carico di rifiuti speciali, ma per quanto riguarda quelli ordinari, si dice satura.

Perplessità alla cogestione dei rifiuti campani sono arrivate anche dalla Basilicata e dal Molise, il quale si oppone soprattutto all'apertura di una discarica in provincia di Benevento, ma a ridosso del suo territorio.
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Bush in viaggio.. di pace

George W. Bush oggi ha iniziato la sua prima visita da presidente Usa in Israele e territori palestinesi, dicendo di vedere una nuova opportunità per la pace, con entrambe le parti pronte a fare concessioni.

Nessuna novità è però attesa per questi tre giorni di colloqui, dopo la conferenza internazionale ospitata dagli Usa a novembre, in cui israeliani e palestinesi hanno promesso di arrivare ad un accordo per un nuovo stato palestinese prima del gennaio 2009, quando scadrà il mandato di Bush.

"Vediamo una nuova opportunità per la pace qui in Terra santa e per la libertà nella regione", ha detto Bush ad una cerimonia di benvenuto prima di volare in elicottero a Gerusalemme per colloqui con il presidente Shimon Peres e il premier Ehud Olmert.

Bush ha parlato di garantire la sicurezza di Israele come "stato ebraico".

I palestinesi si oppongono alla richiesta di Olmert di riconoscerlo come tale, dicendo che ciò negherebbe ai rifugiati palestinesi il diritto di tornare alle loro case in quello che ora è Israele.

"Entrambi i leader sono determinati a fare le dure scelte necessarie", ha detto Bush dopo un incontro con Olmert durato circa tre ore.

"E' un'opportunità storica di lavorare per la pace", ha detto. "Non sarei qui se non credessi che tu, signor primo ministro, e il signor Abbas, siete seri".

Bush ha aggiunto che gli americani sono pronti a fare "pressioni" affinché si raggiungano gli obiettivi.

Il presidente Usa ha definito le nuove colonie ebraiche un "impedimento alla pace e oggi ha detto che i piccoli insediamenti non autorizzati da Israele dovranno essere rimossi.

Anche l'Iran è un obiettivo del viaggio di Bush, che includerà visite all'Arabia Saudita e ad altri alleati arabi nella speranza di contenere l'influenza di Teheran nella regione.

"L'Iran è una minaccia per la pace nel mondo", ha detto Bush, aggiungendo che ci saranno serie conseguenze se le forze di Teheran attaccheranno le navi Usa nel Golfo, dove imbarcazioni iraniane si sono confrontate con la Marina Usa nel fine settimana.
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Romeni: Non si tratta di pulizia etnica

Non è in atto alcun processo di "pulizia etnica" in Italia nei confronti dei romeni. Lo ha detto oggi il ministro degli Esteri Massimo D'Alema in visita in Romania.
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Dopo l'incontro con l'omologo romeno Adrian Cioroianu, parlando coi giornalisti, D'Alema ha invitato a "sgomberare il campo da ogni immagine di pulizia etnica", e ha precisato che le relazioni tra Romania e Italia sono buone.

Il caso di Giovanna Reggiani, morta dopo una brutale aggressione subita a Roma a fine ottobre e di cui è accusato un romeno, ha provocato grande indignazione nell'opinione pubblica e spinto il governo a varare un decreto che facilita l'allontanamento dei cittadini comunitari, come appunto i romeni, che secondo le statistiche del Viminale è il gruppo nazionale che registra il maggior numero di persone denunciate o condannate per reati in Italia.

Una scelta su cui non sono mancate polemiche, anche da parte di Bucarest.
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martedì 8 gennaio 2008

Bertone: E fu' la lite senza fine.. Licenziata la figlia!

Dieci del mattino. Gli operai della Bertone sono riuniti nella mensa aziendale. Si erano presentati alle 7,30 per rientrare in fabbrica. Niente da fare: sono stati messi in libertà, visto la produzione è ferma, a carico dell’azienda finché non sarà prorogata la cassa integrazione, scaduta il 31 dicembre. Anche Barbara Bertone è arrivata da un pezzo. Ma ha trovato una sorpresa: «Impossibile collegarsi alla rete aziendale». Ordine di sua madre Lilli.

Spunta Vincenzo Tutino, il direttore del personale. E legge un comunicato dell’azienda che annuncia la sua «sospensione cautelativa con effetto immediato assunta per il grave comportamento, in deciso conflitto di interessi e in aperto contrasto con le strategie di rilancio industriale intraprese dalla presidenza». Pochi minuti per servire l’ennesimo colpo di scena della saga familiare: il benservito a Barbara Bertone. Ci pensa lo stesso Tutino ad accompagnarla alla porta. «Le concedo cinque minuti per prendere le sue cose».

Un nuovo capitolo nella faida che contrappone la signora Bertone alle sue due figlie. «Ancora una volta si utilizzano i rapporti di lavoro per regolare le pendenze tra gli azionisti», spiega il segretario provinciale della Fiom Giorgio Airaudo. «Una vendetta dopo la diffida inoltrata domenica dal mio legale», commenta Barbara Bertone. «Qui ormai si gioca a sparare nel mucchio, perdendo di vista il problema reale, che resta irrisolto». Difficile immaginare come si potrà risolvere, il nodo Bertone, ora che la «frattura tra gli azionisti è definitivamente insanabile. Quando mia madre dichiara guerra non si ferma davanti a nulla nemmeno di fronte a sedici anni trascorsi in quell’ufficio dal quale sono stata cacciata in cinque minuti».

Probabile che, nei prossimi giorni, la parola passi agli avvocati. Barbara Bertone intende reagire. Ha pronta un’azione legale contro la sospensione senza «giusta causa» dal ruolo di direttore generale, un’altra contro la revoca delle procure. La terza dovrebbe essere la logica conseguenza della nota inviata domenica, in cui si diffidava Lilli Bertone dall’«assumere alcuna iniziativa nei confronti della società NuBe perché priva di ogni potere decisionale».

Si attende ora l’incontro di domani, quando Reviglio dovrebbe illustrare il suo piano a istituzioni e sindacati. Il finanziere si tiene in disparte. Dal suo entourage si limitano a confermare che la trattativa procede, poiché Lilli Bertone ha dimostrato di avere in mano la maggioranza della proprietà.

Ma i dubbi restano: «A nome di chi parlerà Reviglio? - si chiede Airaudo -. E in virtù di un’opzione d’acquisto valida oppure no?». Interrogativi che forse domani troveranno qualche risposta. Nel frattempo Gianmario Rossignolo, l’acquirente disarcionato a Capodanno, resta in attesa degli eventi. «Mi muoverò quando in famiglia si saranno definitivamente chiariti. Di questo passo vedo soltanto un baratro fallimentare oppure percorsi infausti che hanno interessi diversi da quelli industriali». All’incontro convocato in Regione Barbara Bertone non ci sarà. «Voglio evitare sceneggiate».
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domenica 6 gennaio 2008

Sarkozy + Carla Bruni = Già matrimonio?

Non ce la fa più ad aspettare, la coppia più mediatizzata di Francia. Così, il presidente Nicolas Sarkozy, con una popolarità in caduta libera, e l'ex top model italiana Carla Bruni hanno deciso di sposarsi fra un mese, '8 o più probabilmente il 9 febbraio. La data è già fissata, assicura il settimanale francese Le Journal du Dimanche citando fonti non identificate.

"Sarkozy-Bruni: matrtimonio imminene" è il titolo in prima pagina, ripreso nella edizione on line. Il settimanale cita "diverse fonti" e rivela che, meno di un mese dopo il loro incontro, avvenuto in novembre a una festa, Nicolas aveva già messo al dito di Carla un anello con un diamante di Christian Dior, pegno di future nozze, mentre la cantante aveva ricambiato con un orologio in acciaio grigio dell'esclusiva casa svizzera Patek Philippe. Pochi giorni fa la madre di Carla, Marisa Borini, aveva confidato alla 'Stampa' che il presidente, 52 anni e divorziato da Cecilia in ottobre, le aveva chiesto la mano della figlia. "No comment", ha risposto oggi alle agenzie internazionali il portavoce di Sarkozy, David Martinon, quando gli è stata chiesta conferma sulla data del matrimonio.

Dopo aver rivelato il loro idillio al mondo, a metà dicembre, con le foto scattate a Eurodisney, la cantante e il presidente non si sono più lasciati, sottolinea 'Le Journal du Dimanche'. Sono stati fotografati mano nella mano sul sito archeologico di Luxor e a Sharm-el Sheikh, in Egitto, poi fra le rovine di Petra, con il figlio di Carla, Aurelien, sulle spalle di Sarkozy. Alcuni amici di Carla, secondo il settimanale, non possono immaginare la cantante - definita da uno di loro una "Don Giovanni in gonnella", nel ruolo di first lady di Francia. Ma, scrive il Jjd, Sarkozy "non vede l'ora di regolarizzare la sua storia d'amore con l'ex musa della Rive Gauche, tant'é vero che il 31 dicembre, ricevendo alcuni ministri all'Eliseo, non ha resistito alla voglia di presentargliela". E' pur vero - argomenta il giornale - che la vita di un presidente senza first lady è complicata. Il matrimonio con Carla, che ha 39 anni ed è sempre stata single, risolverebbe i problemi di protocollo come quelli che si sono posti in Egitto e che si prevedono per la sua visita in India il 24 gennaio.

L'Arabia saudita, dove Sarkozy si recherà la prossima settimana, ha già messo le mani avanti: Carla non verrà perché l'Islam non riconosce le relazioni extraconiugali, ha detto una fonte ufficiale citata dalla Reuters. La notizia sulle nozze imminenti coincide con la pubblicazione di un sondaggio sulla popolarità di Sarkozy, che é crollata di sette punti scendendo sotto al 50% per la prima volta dopo la sua elezione, il 6 maggio. Secondo il direttore dell'istituto Csa, che ha realizzato l'inchiesta, il presidente perde consensi sia a causa dei problemi economici sia a causa della sua sovraesposizione mediatica, che pare infastidire soprattutto gli elettori più anziani e tradizionalisti.

C'é dunque grande attesa per la conferenza stampa di martedì - sottolinea 'Le Parisien' on line - nella quale Sarkozy parlerà di temi economici, ma anche dei suoi viaggi con Carla Bruni, come lui stesso si è impegnato a fare dopo le polemiche sull'aereo messogli a disposizione da un amico industriale. E come commenterà il presidente il suo crollo nei sondaggi? "Voglio immediatamente una valutazione delle competenze degli istituti di sondaggio!!", ordina un presidente furibondo in una vignetta che allude alle pagelle richieste da Sarkozy per i suoi ministri.

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Rientro dall'epifania: Traffico intenso

Traffico intenso, ma senza particolari criticità, nel pomeriggio per i rientri in città dopo le vacanze di fine anno. Il controesodo si concluderà domani mattina quando è ancora prevista una circolazione da 'bollino rosso'. L'Osservatorio di Milano stima in tre milioni il numero degli italiani oggi in viaggio verso casa.

Le città più interessate sono Roma, con 250 mila rientri, Milano con 150 mila e Torino con 50 mila. I rientri, prosegue l'Osservatorio, avvengono dalle seconde case (per il 60%); per il restante 40% dalle località montane della penisola e dalle capitali europee, in particolare Parigi, Londra e Barcellona. Il mezzo più usato resta l'auto (70%), seguito dal treno (25%) e dall'aereo (5%). Per quanto riguarda la rete del gruppo Autostrade per l'Italia, nel pomeriggio le uniche situazioni critiche si sono registrate sulla A1 Milano-Napoli, al nodo di Firenze, con tempi di percorrenza tra Incisa e Firenze Scandicci di 25 minuti circa; sulla A9 Lainate-Como-Chiasso, dove il traffico è intenso alla dogana di Como Brogeda in uscita dall'Italia con accodamenti per le operazioni doganali. Traffico scorrevole, comunque sostenuto fino alle 22, sul resto della rete. In mattinata, code a tratti ci sono state anche sull'Autobrennero in direzione sud e sulla A22 Padova-Trieste. A causa del maltempo su ampie zone della penisola, si raccomanda la massima attenzione nella guida ed il rispetto del limite di velocità e della distanza di sicurezza. Autostrade per l'Italia ricorda che fino alle 22 di questa sera è previsto il divieto di circolazione ai mezzi pesanti. Per la mattinata di domani, previsto ancora traffico intenso in ingresso ai grandi centri urbani tra le 6 e le 14 ('bollino rossò) per la ripresa delle attività lavorative. Per agevolare la circolazione, fino alle 24 di domani non saranno presenti cantieri di lavoro, ad eccezione di quelli legati al potenziamento della rete, all'altezza dei quali non sarà comunque presente alcuna limitazione del numero di corsie. Non sono mancati, però, gli incidenti, che hanno provocato quattro morti in provincia di Palermo in due differenti scontri.
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Un altro kamikaze

Un attentatore suicida si è fatto saltare in aria oggi in mezzo a soldati e civili che festeggiavano la Giornata dell'esercito a Karrada, un sobborgo orientale di Baghdad, uccidendo 11 persone.
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L'attentatore, con un abito imbottito di esplosivo, ha colpito mentre un anziano stava mettendo dei fiori nelle canne dei fucili di tre soldati. L'uomo e i soldati sono fra le vittime dell'esplosione.

L'esplosione è avvenuta fuori dagli uffici di una organizzazione non governativa che ospitava i festeggiamenti per gli alti ufficiali dell'esercito e per i funzionari del governo.

Immagini televisive di Reuters mostrano un gruppo di soldati che ballavano in strada, agitando al cielo i loro fucili e cantando "Dov'è il terrorismo oggi", qualche attimo prima dell'esplosione della bomba.
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Ennesimo scandalo Sanità

Un uomo si presenta al pronto soccorso dell'ospedale Belcolle di Viterbo con una sospetta frattura alla caviglia sinistra. Viene 'parcheggiato' otto ore in sala d'attesa. Infine viene spedito a fare una radiografia. Ma non alla caviglia infortunata bensì alla clavicola destra. L'uomo è stato così costretto a fare ritorno al pronto soccorso, aspettare altre tre ore, riferire dell'inconveniente al medico di turno, che gli ha prescritto la radiografia giusta. A quel punto, dal momento dell'incidente erano trascorse tra le 12 e le 13 ore. A svelare l'episodio, avvenuto alcuni giorni fa, è stato oggi il sindaco di Viterbo, Giancarlo Gabbianelli, in una lettera inviata al direttore sanitario della Asl, Alessandro Compagnoni. Nella missiva, Gabbianelli definisce "insostenibile" la situazione del pronto soccorso dell' ospedale di Belcolle, e sollecita provvedimenti immediati. "Sono centinaia le persone - scrive - che lamentano l'inaccettabile funzionamento del servizio. Più volte - aggiunge - il Comitato di rappresentanza dei sindaci si è occupato dell'argomento, chiedendo una soluzione dignitosa. Ma la situazione, nonostante le ripetute assicurazioni da parte dell' Asl, è rimasta invariata se non è addirittura peggiorata".


sabato 5 gennaio 2008

Due romene sgozzate

Prima tentato di far confessare a Ionica Urda, di 21 anni, la relazione che la sua fidanzata, Alina Clara Bulai di 20, aveva, secondo lui, con un italiano, non c'é riuscito e con un colpo netto alla gola l'ha sgozzata con un rasoio da barbiere. Poi è entrato nella stanza dove era Alina per convincerla a non lasciarlo e dopo una lite violenta le ha fatto fare la stessa fine dell'amica: una rasoiata mortale alla gola. Così Marian Negoita, di 31 anni, ha sgozzato le due ragazze romene, entrambe prostitute, nella quattro stanze dell'Hotel dei Mille, in via dei Mille, vicino alla stazione Termini a Roma, dove i tre abitavano.

Quando Marian Negoita ha ucciso le due ragazze romene era sotto l'effetto della cocaina. E' quanto l'assassino ha detto nella sua confessione, intervallata da pianti disperati e da momenti di lucidità, ai carabinieri. Il romeno ha raccontato che prima di entrare in albergo aveva comprato in strada cocaina così come aveva acquistato il rasoio da barba da un venditore ambulante bengalese. Un particolare, quest'ultimo, che fa ritenere agli investigatori che l'omicidio sia premeditato. L'assassino era noto alle forze dell'ordine come uno specialista in furti in metropolitana, in particolare come borseggiatore sulla tratta della linea A che dalla stazione Termini porta al centro di Roma.

Nell'ottobre scorso l'assassino aveva malmenato in strada, nel quartiere Eur, Alina Clara Bulai, la fidanzata, che poi ieri ha ucciso. In quell'occasione Marian Negoita era stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale nei confronti degli agenti di polizia che erano intervenuti in seguito ad una segnalazione. Successivamente era uscito dal carcere ed era sottoposto all'obbligo della firma. Ieri, proprio dopo l'omicidio, avvenuto intorno alle 18, come hanno reso noto i carabinieri nel corso di una conferenza stampa, l'uomo è andato a firmare nel posto di polizia più vicino all'albergo in via dei Mille.


Rifiuti, tensione a Pianura: dimostranti assalgono poliziotti

Resta alta la tensione a Pianura. Stamattina, poco dopo le 5.30, circa venti camion hanno fatto il loro ingresso nella discarica di Contrada Pisani, scortati dalle auto della polizia. Altri camion, che si trovavano all'interno della discarica da alcuni giorni, sono usciti e per fare spazio ai mezzi la polizia è stata costretta a spingere i manifestanti ai lati della strada.

La gente di Pianura ha accusato i conducenti dei camion di aver pigiato troppo il piede sull'acceleratore rischiando di investirli. La manovra di alleggerimento degli agenti del quarto reparto mobile non avrebbe comunque provocato feriti.

Dopo le 12 invece gruppi di dimostranti hanno assalito alcuni poliziotti che stavano rientrando in caserma e a casa. I manifestanti hanno lanciato pietre contro gli agenti, due dei quali sono rimasti leggermente feriti e portati in ospedale.

Secondo quanto riferisce SkyTg24 durante gli scontri sarebbero stati aggrediti anche alcuni giornalisti.

Il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha chiesto le dimissioni di Antonio Bassolino ma il governatore della Campania ha replicato accusando il leader dell'Italia dei Valori di ''irresponsabilità''. ''Fa parte del governo - ha detto Bassolino - e dovrebbe dare un contributo per togliere i rifiuti da mezzo le strade. In questo momento dovrebbe essere forte l'impegno di tutti, anche di quelle opposizioni che hanno avuto responsabilità di governo e commissariali in questa stessa regione''.

Bassolino ammette le responsabilità ''per non essere riusciti nei tempi giusti a costruire i termovalorizzatori''. ''E' lì che i rifiuti devono andare dopo un primo ciclo di trasformazione in altri impianti industriali che invece siamo riusciti a costruire - spiega - ed è lì la parte di responsabilità che mi prendo''.

"Adesso si tratta di aprire nuove discariche oltre quelle di Pianura in provincia di Napoli - conclude il governatore della Campania - Aprire le discariche che sono scritte in una legge della Repubblica italiana. Non è che questo sia impossibile, è che questa battaglia è difficile in questa terra perché qui sono stati sversati, per decenni interi, rifiuti illegali da ogni parte d'Italia e perché, e qui Saviano ha ragione, c'è tutto un intreccio torbido".


Il volo Transaven

E' ormai al lumicino la speranza di ritrovare qualche passeggero del volo Transaven caduto venerdì nei pressi dell'atollo caraibico de Los Roques con a bordo 14 persone, delle quali otto italiani. Si è concluso con l'oscurita' il secondo giorno di ricerche in mare. Non sono stati trovati nemmeno resti del velivolo che ha tentato un ammaraggio quando sono sopraggiunti problemi al motore.

"Non abbiamo tuttora il minimo indizio di dove possa essere avvenuto precisamente l'incidente, o di cosa sia successo all'aereo", ha dichiarato il generale Antonio Rivero, comandante della protezione civile venezuelana e capo delle operazioni di soccorso.

Rivero - che la Farnesina ringrazia insieme alle autorità locali e all'ambasciata venezuelana a Roma - ritiene che se entro domenica non emergeranno elementi nuovi, le ricerche di superficie potranno essere interrotte, e si limiteranno in seguito solo alla ricerca del relitto sul fondo marino.

Le condizioni metereologiche sono nel frattempo notevolmente migliorate, ed è stato fatto così un ultimo, disperato tentativo da parte della flotta di soccorso (non solo le tre unità della marina venezuelana, ma anche le varie imbarcazioni private che si sono unite alla ricerca) di ottenere qualche elemento che chiarisca la sorte del Let-410 e dei suoi occupanti, ma ancora una volta il mare non ha consegnato il minimo indizio.


Prezzo record anche per il Gasolio

Prezzo record per il gasolio. Un litro di diesel sulla rete italiana per il marchio Api-Ip costa infatti da oggi 1,327 euro, con un incremento di 2 centesimi, per la modalità servito. Viene così sfondato il precedente record di 1,319 euro a litro. Anche la benzina sullo stesso marchio supera il livello di 1,396 raggiunto ieri dal marchio Agip per portarsi a 1,397 e/l, secondo quanto riferiscono fonti di settore.

Aumenti di 1,9 centesimi a litro oggi anche per la Shell, che per la modalità servito fa pagare un litro di benzina 1,396 dagli 1,377 di ieri (1,375 per il self service da 1,356), mentre per il gasolio il prezzo è di 1,324 e/l per il servito, secondo quanto risulta dall’aggiornamento del ministero dello Sviluppo economico.

Il premier: la politica nazionale è inefficace
«Noi stiamo passivamente sopportando eventi che ci vengono dall’esterno, senza reagire. Indubbiamente parte di questo rincaro è dovuto alla domanda della Cina, dell’India ma c’è una responsabilità fortissima della speculazione». Così il presidente del Consiglio, Romano Prodi, intervenendo sulla questione del progressivo rialzo del prezzo del petrolio.

«Ogni giorno - ha spiegato il premier - si trattano quantità monetarie di petrolio che sono infinitamente, 500 volte superiori, alle quantità fisiche in certi giorni. E questo ha contrìbuito molto a portare il prezzo del petrolio e del gas al di là di ogni limite. Anche su questo noi dobbiamo agire, ma, ripeto, nessuna politica nazionale può avere efficacia. Occorre una politica europea e anche cominciare un discorso di strategia comune nel mondo. Sono anni - ha concluso Prodi - che si sa che siamo di fronte a scarsità e sostanzialmente no si investe, non c’è un quadro economico per nuovi investimenti nel settore petrolifero. Io credo che questo non possa essere più sopportabile».

L'ira dell'opposizione
«Si è appena stabilito un nuovo record per il prezzo del gasolio e della benzina verde, e il governo non fa nulla verso questo progressivo aumento. Viene allora da pensare che il lassismo del governo è voluto perchè questi aumenti fanno comodo per rimpinguare le casse, ma fanno male ai ceti deboli e pensionati costretti purtroppo a stringere la cinghia, ormai senza più buchi». Lo afferma il capogruppo della Dc per le Autonomie alla commissione Trasporti della Camera, Giampiero Catone.

La proposta di Capezzone
«Dinanzi ad un ulteriore, intollerabile rincaro, non sarebbe serio da parte del Governo continuare a fare vuoti appelli al senso di responsabilità o procedere a nuove, inutili convocazioni dei petrolieri. Il Governo, piuttosto, convochi se stesso per fare l’unica cosa utile e immediatamente realizzabile: il taglio delle accise». È la richiesta che arriva da Daniele Capezzone, promotore di Decidere.net. L’Istituto Bruno Leoni e Decidere.net hanno avanzato da tempo una proposta concreta: il taglio delle accise su benzina e gasolio, fino a portare il prelievo rispettivamente a 0,359 centesimi per litro (contro gli attuali 0,564) e a 0,302 centesimi per litro (contro gli attuali 0,423). Tale diminuzione delle tasse, cioè fino al livello minimo di tassazione consentito dall’Unione europea, afferma Capezzone, porterebbe un risparmio di 12,3 euro per pieno di benzina e di 7,3 euro per pieno di gasolio. In altre parole, con gli stessi 100 euro si acquisterebbero 91 litri di benzina invece degli attuali 74, e 97 litri di gasolio invece degli attuali 87.
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venerdì 4 gennaio 2008

CIAO A TUTTI NUOVO BLOG!!!!!

Ciao a tutti ecco il mio nuovo blog!!!
a presto
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