lunedì 14 gennaio 2008

Le promesse di Bush

Ramallah, che significa "Monte di Dio" o più propriamente "Casa di Dio", è una città palestinese di circa 37.000 abitanti, situata nel centro della Cisgiordania, 18 km a nord di Gerusalemme. I palestinesi considerano come loro capitale alQuds (letteralmente "la Santa", cioè Gerusalemme), e lo stesso presidente Abu Mazen non ha mancato di ricordarlo a George Bush nel loro incontro, peraltro cordiale, di giovedì scorso. Ciò malgrado, la perdurante situazione di precarietà e di conflitto con Israele, unitamente alla sostanziale assenza di un vero e proprio Stato palestinese, ha fatto di Ramallah la capitale virtuale, o tacitamente provvisoria, dell'amministrazione palestinese. A Ramallah, infatti, c'è il Parlamento palestinese, la sede dei ministeri, le rappresentanze diplomatiche straniere (sotto forma di consolati ma anche di ambasciate), così come la cosiddetta Muqaa ("la Separata"), cioè il complesso di edifici che ospita la sede dell'Autorità Nazionale Palestinese con l'ufficio del presidente e il mausoleo di Arafat (inaugurato ufficialmente il 10 novembre 2007 alla vigilia del terzo anniversario della sua morte).
Ramallah è anche la capitale economica della Palestina, e tutt’intorno stanno sorgendo solide industrie di software, tessili, fabbriche della PepsiCola, di acqua minerale e perfino distillerie di birra. Il 90% del loro business è con Israele, e si sta formando una classe dirigente di tutto rispetto, con il corollario di auto di lusso che si vedono con sempre maggior frequenza in circolazione, così come di lusso sono diversi ristoranti e alberghi. Insomma la speranza, espressa dallo stesso Bush, che nei Territori si sviluppi «un'economia moderna che sollevi milioni di persone dalla povertà» sembra tutt’altro che infondata. Neanche l’ascesa al potere di Hamas nel giugno 2007 ha interrotto il piccolo boom economico della Palestina, che ora è tutta protesa nello sforzo di integrare e valorizzare la sua caratteristica di essere una terra divisa in due: da una parte la Cisgiordania ("Fatahland") e dall’altra la striscia di Gaza ("Hamastan"). Per quest’ultima, dove sono oggi più accentuate disoccupazione e deterioramento dei servizi, l’economista Thomas Friedman profetizza un futuro da "Dubai sul Mediterraneo".


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